Eravamo agli ultimi giorni del nostro lavoro che un po’, per la verità, ci era venuto a noia per la sua monotonia: cosa ci poteva capitare di nuovo che già non avessimo conosciuto? Quale miracolosa sorpresa potevamo ancora attenderci?

Ma la Provvidenza evidentemente non ha limiti. Una sera eravamo intenti al solito tran-tran, quando ad un tratto il viso di Franco Barbieri s'illuminò d’insolita gioia. Accostatosi con espressione da cospiratore mi indicò il Salone; era pressoché deserto. Solo un anziano signore, piccoletto e magrolino, tutto bardato di nero con collettino bianco era sprofondato in uno degli immensi divani, completamente immerso nella lettura di un libro. Prendere dallo scaffale che ci serviva da archivio le parti del trio di Mendelssohn e porle sui rispettivi leggii fu questione di un attimo. Un debole tentativo da parte mia: “- Ma, Franco, sarà prudente, con quello lì in sala?”- fu subito stroncato: “- Ma guardalo bene! Ha la faccia di un buzzurro, di che hai paura?” Dovetti cedere. Attaccammo.

Quel pezzo lo conoscevo bene per averlo suonato altre volte; non dovevo leggere le note, mi bastava controllare l’assieme, tenendo d’occhio di tanto in tanto le mosse del vecchietto. Questi, dopo poche battute dall’inizio, aveva alzato gli occhi dal libro buttandoli verso di noi, poi aveva ripreso la lettura (meno male), poi di nuovo ci aveva guardato e così via per tutto il primo movimento. La cosa mi aveva abbastanza innervosito. In verità la lettura non era stata poi tanto male ma i presenti – anzi il presente – lo sapeva che stavamo eseguendo allora quel difficile brano all'impronta? Dissi a Franco che come prima volta potevamo anche fermarci al solo primo movimento. “- No, no, andiamo avanti che è bellissimo”. “- Il vecchietto ci guarda!” “E tu lascialo guardare! Che ca…io vuoi che capisca con la faccia che si ritrova!”. Come Dio volle continuammo. Dopo il secondo movimento, il terzo (qui ci abbiamo messo la metà delle note) e il quarto.

Il vecchietto già dal secondo movimento ormai aveva smesso di leggere, aveva riposto il libro e non aveva fatto altro che  guardare dalla nostra parte con i suoi occhietti vispi e aguzzi dietro le piccole lenti rotonde. Quando finimmo i miei due compari si guardarono compiaciuti, felici, raggianti, entusiasti!. Io  non riuscivo a condividere la loro gioia, una specie di sesto senso continuava a tenermi sulle spine! Decisi che sarei andato dal vecchietto a parlargli ma non ne ebbi il tempo perché fu lui stesso che a passettini veloci venne da noi. Si rivolse a Franco biascicando tre o quattro lingue diverse. Gli chiese di mostrargli il violino molto bello. Era per caso un Ruggeri? A Franco, vanesio sfacciato, non parve vero di poter tessere le lodi del suo strumento e i due s’infervorarono in un animato dialogo.

Ma anch’io ero curioso di sapere qualcosa di più di quel personaggio mezzo prete e mezzo buzzurro. Dopo un po’ presi coraggio e m’intrufolai:

“Sind Sie Musiker?”

E lui, senza nemmeno voltarsi:

“Ja, Musiker."

Dunque era un musicista; ma questo era ancora poco. Ci sono tanti dilettanti al mondo che si sentono autorizzati a chiamarsi “Musiker”. Lasciai trascorrere qualche minuto poi chiesi:

“Spielen Sie Geige?” (Lei suona il violino?)

“Nein, Klavier” (no, il pianoforte)

Andiamo bene! Dopo qualche minuto:

“Amateur?”

“Nein, kein Amateur; professional”

Cavolo, professionista. Nel frattempo Franco aveva cominciato a parlargli in italiano e ho potuto constatare che il vecchietto lo biascicava abbastanza:

“Lei fa piano bar all’hotel Excelsior?”

“No piano bar”

“Ho capito, Lei suona con l’orchestra americana al Montana”

“Nein, no Montana, no hotel”

“Scusi, ma dove suona allora?

“Kongress-saal”

Dio! La sede del Festival Internazionale di Lucerna. Avevo le mani sudate e un rivolo di sudore mi stava martirizzando la schiena:

“Lei pianista di orchestra in Kongress-saal?"

“No, pianista CON orchestra”

“Scusi, Maestro, ma Lei come si chiama?”

"RUDOLF SERKIN”

Sono passati più di 40 anni da quel giorno ma ogni volta che mi torna in mente ho le mani sudate e un rivolo di sudore mi martirizza la schiena… 

 

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