È un torrido pomeriggio d’estate e mi trovo a far parte della Commissione d’esame di Diploma in pianoforte presso il Conservatorio di Bari. L’anno? 1962 o 1963, non ricordo bene. Presidente della commissione è il Maestro Franco Ruggiero, docente anziano di pianoforte nonché vice direttore dell’Istituto.
È un uomo di mezza età, napoletano d’origine, panciuto e con baffi corti; burbero, all’apparenza, ma dal cuore d’oro, in realtà. Da un po’ di tempo, quando apre bocca per parlare, non gli riesce subito di coordinare labbra, lingua e palato; per cui i primi suoni che emette sono quasi sibili inarticolati e soffiati: Pssch! Sssch! Ricordano tanto gli sbuffi di una locomotiva a vapore in partenza. Inoltre, con gli anni, ha avuto un progressivo calo dell’udito e quando parla non gli riesce più di controllare il volume della sua voce, che risulta quasi sempre un urlo!
Commissario esterno è il maestro Vincenzo Vitale, che ricopre ormai ininterrottamente questo ruolo dal 1959, anno in cui il Liceo Musicale “N. Piccinni” è stato elevato a Conservatorio di Stato. Essere in commissione con il maestro rappresenta per noi giovani incaricati un momento di pregevole apprendimento. Ha di certo un carisma notevole, ma anche un carattere lunatico; bisogna sempre essere pronti ai suoi repentini cambi d’umore, che lo trasformano da persona sinceramente disponibile sul piano umano, in una specie di Catone severissimo e inflessibile. Lo osservo, di sottecchi, per spiarne le mosse, mentre una candidata privatista sta trascinando un interminabile ed estenuante esame di diploma, così piatto e greve da superare l’effetto della calura nella quale stiamo letteralmente squagliando. Il maestro Vitale – lo conosco bene ormai – ascolta immobile, nella sua postura abituale: gambe accavallate, immobile, il gomito destro poggiato sul braccio sinistro, mentre con due dita si regge il mento. Di tanto in tanto stacca la mano dal volto e passa velocemente con l’indice dietro l’orecchio destro, seguendone la curva: zip! È una specie di tic al quale ci siamo abituati. Finalmente la tortura ha termine; la candidata, una donna sui trent’anni, si alza, saluta rispettosamente, mentre qualcuno di noi risponde “grazie”e se ne va. Segue un lungo silenzio; poi il maestro Ruggiero, da anni legato a Vincendo Vitale da profonda amicizia, azzarda "timidamente":
- Pssch!... Sssch!... V’n…V’n… ’NC’NZÍIIN!
All’urlo, per poco Vitale non casca dalla sedia.
- Eeeh? - dice spaventato, mentre - zip - si passa l’indice dietro l’orecchio.
- Pssch!... Sssch!... Disce’… Disce’…PAAARLA!
E Vitale (con voce bassa, quasi infastidito):
- Eeeh!…Mboh!…ch’aggia disce’?! (lunga pausa) Esame… Diplom’ - zip - Diplom’… ma quale diplom! …nu schqumbin’ totale! (altra lunga pausa)... Adesso va di moda parlare di musicoterapia. Ma quala’ terapia? - zip - Terapia del sonno! Na musciarìa… (pausa) E chill’ p’dal’ d’ la bemolle ca’ nun fenev’ maie nd' o final della Sonata (risata) ih ih ih … E l’ulteme tre righe d’o’ pezzo - zip - moderno? Ha continuato a suonare in tonalità minore… ih ih ih… Non s’è accorta che era cambiata in maggiore, ih ih ih… (lunga pausa, poi serio) Chist’ so’ i risultati della scuola pianistica, oggi, in Italia!... (lunga pausa)… Ecco!... Considerate che adesso, al Conservatorio S. Pietro a Majella di Napoli, tiene banco, su tutti, l’opinione del maestro Naaaaaso! (era una delle sue vittime preferite e, ogni volta che ne pronunciava il nome, strascicava a lungo la a) Cos’altro ci possiamo aspettare?! - zip - Il maestro Naaaaaso!... ih ih ih … Il Ministero?... Chill’ e quatt’ schf’ssate! Nun capiscen’ un accidente … chè bbulit’ fa’? ... (pausa lunghissima). Nel silenzio generale, torna "timidamente" la voce del maestro Ruggiero:
- Pssch!... Sssch!... V’n…V’n…! ’NC’NZÍIIN!
- Eeeh? - zip
- Pssch!... Sssch!... PAAARLA!
- Parla! Parla! E i’ aggie parlat’
- Pssch!... Sssch!... Disce’, Disce’… Il voto!... Il voto!... IL VOOOTO!
- Ah, il voto…(lunga pausa, poi con voce seria) ‘Sta guagliona, a Santa Cecilia, a Roma, pigghie quatt… (pausa) a Napule prende nove! (lunghissima pausa; poi, con voce serena in tono pacato e accomodante) - zip - Dam’l sette e cinquanta, ca jamm’ búon’!
Qualche tempo dopo scherzando con i colleghi ricordammo l’episodio ed io improvvisai una riuscita imitazione, con tanto di parole napoletane e senza dimenticare il tic. Ma qualche sciagurato dovette informarne il Maestro il quale, al primo incontro, mi corse incontro dicendo: - Marvulli, mi hanno detto che Voi mi fate un’imitazione bellissima, iè o’ vero? Oh, mo’ m’ l’avit’ a fa’ vdè’, oh, Vi prego, non mi dite di no!
Fui costretto a fargliela! Si sganasciò dalle risate! E, finché visse, ogni volta che c’incontrammo dovetti rifargliela; una, due, tre, forse cento volte…E continuò a sganasciarsi…
FINE
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