Febbraio 1948. Erano passati ormai sette mesi da quando avevo terminato i miei studi al Liceo Musicale “N. Piccinni” di Bari e stavo vivendo con angoscia la crisi del post-diploma. Dopo tutti gli anni trascorsi in una scuola, che amavo considerare “mia”, con le sue aule, i corridoi, le scale, i Maestri e i compagni, ora, di colpo, dovevo abituarmi all’idea che questa scuola non mi apparteneva più.
Con il mio Maestro Nicola Costa, in verità, continuava il rapporto, ma solo a livello privato, amichevole e affettuoso. Ogni sera, all’imbrunire, andavo a trovarlo a casa sua, uscivamo insieme per una passeggiata, lui mi offriva un caffé al “Savoia” e, dopo una breve visita ai tre negozi di musica esistenti in città, Giannini, Salvati e Magaletti, lo riaccompagnavo a casa. Le occasioni per ricevere ancora insegnamento da lui diventavano sempre più rare; fra tutti gli impegni per il Liceo Musicale e quelli delle numerose lezioni private, non gli restava molto tempo da dedicarmi.
Poi, un giorno, queste occasioni cessarono del tutto; mi confessò con grande umiltà che non sapeva più cosa insegnarmi; ormai sapevo quanto lui, anzi, più di lui! Potevo certamente contare sempre sul suo affetto, sulla sua amicizia. Lui stesso avrebbe cercato per me un Maestro più importante, magari un pianista in carriera, da cui apprendere quanto mi servisse ancora per diventare un concertista. Ma la scelta andava fatta con calma; non voleva buttarmi allo sbaraglio alla mercé del più famoso, del più alla moda.
Nel frattempo era utile cominciare a coltivare l’idea di presentarsi ad un concorso pianistico. Nel dire ciò, prese dalla scrivania un opuscoletto e me lo porse. “Questa potrebbe essere un’ottima occasione”, disse. Detti una veloce occhiata all’opuscoletto; sotto il titolo d’Accademia Musicale Genovese c’era scritto: 1° CONCORSO PIANISTICO INTERNAZIONALE. Chiesi:
- Maestro che vuol dire concorso pianistico?
- Vuol dire preparare i pezzi segnati nel programma e suonarli davanti ad una giuria; chi vince può diventare di colpo ricco e famoso. “Diamine”, pensai.
Più tardi, a casa, sfogliai con attenzione l’opuscolo. Al paragrafo prove diceva:
PRIMA PROVA ELIMINATORIA:
Pezzi d’obbligo: J. S. Bach – da “Il clavicembalo ben temperato”, vol. I°:
1 - Preludio e fuga a 5 voci in do# minore
2 - Preludio e fuga a 3 voci in mi b. maggiore.
Pezzi a scelta: J. S. Bach – Una importante trascrizione (Liszt, Busoni, ecc.)
SECONDA PROVA ELIMINATORIA:
1 - W. A. Mozart - Una importante Sonata
2 - L. V. Beethoven - Una importante Sonata
TERZA PROVA ELIMINATORIA:
Due importanti composizioni romantiche scelte tra Chopin, Schumann, Liszt.
PROVA FINALE:
Una o più composizioni moderne scelte tra Debussy, Ravel, Bartok, Albeniz, Stravinskij, Granados, ecc.
Due concerti per pianoforte e orchestra (da eseguirsi con usecondo pianoforte).
Per superare la prima eliminatoria occorreva una votazione di 8/10; per la seconda e terza eliminatoria, invece, una votazione di 8,50/10.
PREMI
Primo premio: £. 500.000. Un pianoforte mezza coda Bluthner e scritture varie per concerti.
Data del concorso: maggio 1948.
Diamine! 500.000 lire! Riuscite a figurarvi che cosa significasse questa cifra nel 1948? Lo stipendio di mio padre, funzionario di direzione a Bari presso il Banco di Napoli, forse neanche arrivava a 50.000 lire mensili! Un’occasione, dunque, da non perdere. Naturalmente c’era un sacco di roba nuova da studiare, ma la cosa non mi preoccupava più di tanto. Avevo un’ottima lettura a prima vista, accompagnata da una facilità manuale innata; in quattro mesi ce l’avrei fatta. Di pronto avevo soltanto alcuni dei pezzi eseguiti al diploma: la Sonata op. 111 di Beethoven, la quarta Ballata di Chopin e Feux d’Artifice di Debussy; consigliandomi con il maestro Costa decisi di integrare il programma, che alla fine risultò così:
PRIMA PROVA
I due pezzi d’obbligo
Toccata e Fuga in re minore di Bach-Busoni
SECONDA PROVA
Mozart: Sonata in re maggiore K.576 (la caccia)
Beethoven: Sonata opera 111
TERZA PROVA
Chopin: Ballata n°4
Liszt: Danza di gnomi e La leggerezza
QUARTA PROVA
Albeniz: Navarra, Triana
Debussy: Ondine, Le colline d’Anacapri, Feux d’Artifice
CONCERTI
Mozart: Concerto in re minore K. 466
Beethoven: Concerto n. 5 in mi bemolle op. 73.
Inutile dire che cominciai subito a studiare per la prova di Bach. La Toccata e Fuga in Re minore era un pezzo eccitante. La Fuga a cinque voci era molto bella, ma un vero rompicapo. Avendo perso un poco il ritmo dello studio, quella benedetta Fuga mi faceva girare la testa e non mi riusciva di restare al pianoforte per più di un’ora al giorno. “Va bene”, pensavo, “certo andrà meglio domani”. Ma non fu così. I giorni passavano, uno dopo l’altro, la Fuga adesso veniva già abbastanza bene, ma il ritmo giornaliero rimaneva sempre lo stesso; un’ora, forse un’ora e mezza, non di più! Intanto eravamo arrivati quasi ad Aprile e mancava solo un mese al concorso. Un bel giorno arrivò una raccomandata dall’Accademia genovese: “Causa esiguo numero di candidati iscritti il Concorso è rinviato a settembre”. Respirai! Adesso sì che avevo tempo. Così rallentai il ritmo dello studio, limitandomi ad eseguire ogni giorno soltanto il programma bachiano, giusto per tenerlo in caldo.
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