1975. Il Conservatorio di Pescara mi invita quale membro esterno agli esami di compimento medio e superiore di pianoforte.

Accetto volentieri, consapevole che il livello dei docenti è qualitativamente elevato; nomi illustri quali Gloria Lanni (premio Bartok a Budapest), Margareth Burton (australiana, moglie di Angelo Stefanato, violino di spalla nell’orchestra della RAI di Roma), Maria Michelini e Lucia Passaglia (entrambe pescaresi).

All’epoca, secondo il vecchio ordinamento, i candidati privatisti avevano accesso agli esami di Stato; la loro presenza era abbastanza nutrita in ogni regione d’Italia e Pescara non era da meno.

Iniziammo la sessione di compimento medio in piena canicola estiva. Per recarci nell’auditorium dovevamo attraversare un androne pieno di candidati.
Con mia somma sorpresa, dal gruppo mi corse incontro una suora, di età indefinita (come si può capire l’età di una monaca completamente imbacuccata in severi teli neri e bianchi inamidati, che lasciano scoperti appena gli occhi il naso e la bocca!?) che con voce querula e piagnucolosa iniziò a raccontarmi una storia ingarbugliata: riuscii solo a capire che era nativa di Pescara ma le autorità ecclesiastiche l’avevano esiliata in un paesello del comasco e l’unica possibilità per tornare nell’amata sede natia era quella di acquisire un titolo accademico che le desse facoltà d’insegnamento nel convento…

Concluse la supplica con queste parole “signor Presidente, la prego, mi aiuti, lo faccia per Gesù!”.

Imbarazzato, risposi che non ero il Presidente ma solo un membro della commissione e ci saremmo adoprati per quanto possibile per aiutarla.

Purtroppo all’atto pratico la suorina (che da qualche rughetta del viso, si ipotizzava essere non più giovanissima), forse tradita dall’emozione, effettuò una prova assolutamente insufficiente: non le riusciva di azzeccare nemmeno quattro battute in ordine!

Naturalmente non si poteva assolutamente pensare di promuoverla, anche perché gli esami erano pubblici e tutti gli altri candidati avevano assistito alla nefasta prova.

Dovemmo pertanto rimandarla alla sessione autunnale.

Lei, ormai in confidenza, si presentò puntuale all’appuntamento, si avvicinò e si raccomandò nuovamente: “signor Presidente, lo faccia per Gesù, la prego, per Gesù!”.

Questa volta ci aspettavamo una prestazione migliore, che ci consentisse di agevolarla, ma ahimè in un certo senso fu anche peggiore… niente, bocciata definitivamente.

1976. Il Conservatorio di Pescara mi richiama in commissione e, sorpresa, chi mi ritrovo tra i candidati privatisti? La suorina dell’anno precedente, che quando mi vede sbianca: era abitudine dei conservatori di cambiare ogni anno il commissario esterno, per questo la poverina non aveva esitato a ripresentarsi, sicura che si sarebbe trovata di fronte un altro “Presidente” cui raccomandarsi.

Il suo scoramento durò però solo un istante: mi corse di nuovo incontro con le solite parole “signor Presidente, lo faccia per Gesù, la prego, per Gesù!”.

Io di rimando “Sorella, va bene, ma lei ci metta un certo impegno! Stia calma, ci dia un minimo di sufficienza”.

Niente da fare: quest’anno era anche peggiore. Appena seduta al piano, in procinto di iniziare la prova “posso andare al bagno?” - e noi “certo, sorella!”.
Ritorna e la lunga sottana s’imbroglia nei meccanismi del pedale, il quale rimane abbassato per tutta l’esecuzione…ta-ta-ta-ta-ta…una serie di accordi di do minore…chiedo alla Passaglia “che cos’è?” – e lei “la patetica…” – io “ma è un accordo solo!” – e lei “si, ma sta tremando!”.

Anche questa volta non potevamo fare altro che rimandarla alla sessione autunnale…

Ritornato a settembre, vengo immediatamente assediato “signor Presidente, lo faccia per Gesù, la prego, per Gesù!”.

Cerco di tranquillizzarla “sorella, stia calma, faremo quello che si può fare. E non continui a chiamarmi signor Presidente…”.

Esame disastroso… tanto per dirne un particolare: nell’esecuzione del n. 58 del Gradus (quello che presenta passaggi a mani incrociate) eseguito a tempo di ninna-nanna, Lucia Passaglia che le voltava le pagine le prendeva la mano e la spostava sui tasti che avrebbe dovuto suonare….

Questa volta la poverina si rese conto dell’insufficienza della sua prova, ma profittando del fatto che si era fatto ormai tardi e nella sala oltre lei eravamo rimasti solo noi della giuria, prese il coraggio a due mani e supplicò ad alta voce “signor Presidente, Signor Presidente la prego, lo faccia per Gesù, la prego, per Gesù, per Gesùùù!”.

Silenzio di tomba. Che rispondere? Mi venne un’idea folle: “sorella, posso esprimerle sinceramente un mio pensiero? Secondo me Gesù non vuole!!! ... Infatti, cosa sarebbe costato al figlio di Dio, autore di decine di miracoli importanti, di farne un altro piccino piccino: riuscire a farle eseguire quattro misure come dio comanda!?!?!?”.

 

I colleghi, sorpresi, si sforzarono in ogni modo di soffocare le risate con colpi di tosse o con improvvise uscite in direzione del bagno…

Tornata la calma, consultatici con uno sguardo, dissi “sorella, se Gesù non lo ha fatto questo miracolo, lo faremo noi, a patto che lei prometta di non presentarsi in futuro in altri conservatori per ottenere il diploma…”.

Lei esclamò “lo giuro, lo giuro solennemente!”.

L’anno seguente fui nominato commissario ministeriale al liceo musicale di Taranto e non potetti tornare a Pescara, ma qualcuno dei colleghi ci tenne ad informarmi che la suorina, alla faccia del giuramento, si era ripresentata in altro conservatorio per conseguire il diploma...