La mattina seguente mi alzai tardi con le ossa rotte e la lingua impastata come se avessi fumato 80 sigarette. Incontrai gli amici solo a pranzo. Loro avevano dormito tranquilli e si erano alzati in tempo per la colazione. Già; tanto era a me che toccava di risolvere il problema. In verità m’ero anche stancato di stare a lottare; e contro chi, poi ? Simon deve essersi accorto del mio stato di apatia e ad un certo punto – cercando forse di tirarmi su – mi dice: “- Michele, qui a Lucerna ci sono buoni negozi di musica; e sono anche molto forniti; se provassimo a chiedere a qualcuno di loro?”. “Già”- gli rispondo – “e che cosa gli chiediamo? Conosciamo solo un miscuglio di lettere e consonanti che per noi non hanno alcun senso; si metteranno solo a ridere”. “Può darsi ma come dice il proverbio? Tentar non nuoce”. Mi convinsi. Non molto lontano dall’hotel c’era una filiale di Hug, mastodontico negozio musicale a Zurigo. Ci andammo subito; in Svizzera i negozi fanno orario continuato. Appena entrati una sorridente signorina ci viene incontro: “Ja, bitte?” (Si, prego). Ed io: “Entschuldigung, Fräulein, haben Sie hier vielleicht (Scusi, signorina, ha qui forse) – lunga pausa – M-E-I-F-V-L-E-D-I?”. E lei tosto: “Jawol” (Si, certo). Si gira, fa pochi passi, si arrampica su uno scaffale in alto, ne prende un libro e me lo porge. Titolo: Pout-pourri su motivi del Musical americano MY FAIR LADY–  Riduzione per pianoforte. Eravamo salvi! Quella stessa sera, non appena il truce s’avvicinò minaccioso, gli misi sotto gli occhi lo spartito di My fair lady; spalancò la bocca mentre il sorriso gli arrivava alle orecchie! Adesso però bisognava ricavare la parte per il Violino e quella per il  Violoncello; l’americano aveva una gran fretta tra due giorni sarebbe ripartito. “Bene”- gli dissi – “per domani sera sarà pronto”. E tenni la promessa anche se mi toccò passare tutta la notte sveglio per completare il lavoro. Quando glielo suonammo aveva i lacrimoni agli occhi. Ci salutò abbracciandoci e lottò un poco con Simon per mettergli in saccoccia qualcosa, un pensiero, un regalo. Quando se ne fu andato Simon tirò fuori dalla tasca tre banconote da 10 dollari ciascuna. Ora ci sentivamo un po’ più rinfrancati (per esseci liberati di un rompi…non per i 30 dollari) e Franco ne approfittò subito per tornare alla carica: “-Michele, ma il trio di Mendelssohn quando lo leggiamo?” Cavolo, ma era proprio un’idea fissa! Mi proponeva di provare a leggerlo anche mentre c’era gente nel Salone: “- Tanto, chi se ne frega, quelli neanche ci ascoltano.” Diavolo, ma che discorsi erano questi?! Metti il caso che, a nostra insaputa, ci fosse stato un musicista, sai che figura di cavolo…Per fortuna mi riusciva facilmente di ricondurlo ad uno stato tollerabile di ragionevolezza.

Ma i pazzoidi in quella estate lucernese non erano finiti. Dopo l’americano una sera arrivò lo scandinavo -  svedese o norvegese, non ricordo bene -  e parlottò con Simon il quale, nel frattempo, guardava dalla mia parte con preoccupazione. “-Ecco”- pensai – “sicuramente ci risiamo con qualche richiesta folle”. E infatti rivolgendosi a me col più raddolcente dei sorrisi Simon mi fa: “- Michele, questo signore è molto gentile ed educato; gli piacerebbe ascoltare da te il Concerto di Grieg o, quanto meno, solo il primo movimento”. “Questo signore, gentile ed educato,” – gli risposi – “per me è tutto scemo! Come si può fare un concerto per pianoforte e orchestra senza l’orchestra non è stato ancora inventato”. Dissi tutto questo con tono alterato ma Simon, con mirabile sottigliezza diplomatica, si fece in quattro per dare alla risposta negativa un senso di dolcezza. Finito? Neanche per sogno; dopo un’oretta il nordico si ripresentò con la stessa domanda alla quale seguì identica risposta. Tornò alla carica la sera successiva con maggiore impegno della precedente, una, due, tre volte! Ed io – tenace – sempre a dire no! Ma l’ultima volta Simon, senza tener conto del mio rifiuto, continuò con dolcezza ad insistere; alla fine si decise a confessare: “- Michele, il signore ci ha regalato 50 dollari!”. “- Brutti str… che altro non siete. E voi per miserabili cinq…”  - ma la parola si spezzò a metà in gola quando il mio sguardo incrociò i trepidi e supplici occhi degli amici: parlavano da soli:”- accetta! Accetta” – dicevano…

50 dollari? Azz…(come si suol dire oggi); ma erano una cifra! Per suonare al Palace di Lucerna ognuno di noi guadagnava solo 40 franchi svizzeri al giorno. No! NO! A qusto punto non potevo più dire di no.

E fu così che, in una delle tante serate avventurose della mia vita, dovetti improvvisare, seduta stante, una esecuzione del 1° movimento del concerto di Grieg con tanto di cadenza originale e comprensiva anche della parte orchestrale.

Ma fu l’unica volta, lo giuro!

“E il trio di Mendelssohn?” – direte voi.

Arriva! Arriva!

 

CONTINUA

 

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